Cioccano
pensieri scompigliati
sorseggiando
verdi labbra
e piacere marmellato
s’attorcigliano
corpi nudi
nei prati violati
da singhiozzi di sensi
forestali
ansimanti vagiti
nascono bagnati
a beccare
fragranze
galoppate
da bocca, lingua
e pelle
di ciliegio
sale
l’aroma
come dalla terra
la luce
al biancospino
e il vento
non turba
quell’ombra
coppa
dell’universo
sapore
di vino
datemi il vizio
e la vita fuori dalle regole
finche non dico: “basta”
datemelo senza fare un’obbiezione
troppo debole è il mio spirito
la morte già mi pesa addosso
non ho mai avuto paura di fallire
negli artefici intellettuali freddi , moderni
che rifiutai, sdegnato, coscio di rimembranze,
non ricordo, inquietudine sveglio
e vivere così senza pietà
Il mare,
voce libera,
nei reiterati ricordi
echi brevi, seza voce
echi degli addii selvaggi
ed indocili lamenti
di chi ti lascia per altri porti
nel tremolio delle onde.
Sospirava l’acqua
alitava il vento
ponte gettato
con valige di cartone
lungo la sabbia liscia
che risale nel tempo
M’è vicino quel fazzoletto
quel maccature
e quel rosario consumato
e tu a bassa voce
O Mamma!
nel murmure di mare
mi salutavi col sanguinolento core
Sembravi na Madonna
che invoco ancora
nel tocco d’una campana
spenta già nel tempo.