Vagito
parole dette
in un pianto
urlato
incomprese
da espressione di gioia
germogliano
desideri rinnovati
tra lacrime di dolore
di una madre
nel cuscio di una culla
oranata di seta veli
un fagottino dorme
nelle fantasie taciute
su un tenuo sorriro
da sfiorare
Soffusa
echeggia la maestria
dei suoni
nell’incanto dell’ascolto
l’etereo pensiero
spazia
nell’odi sognanti
del desiderio
dietro una porta chiusa
Lo dissi quel giorno
che ti incontrai
parola semplice
senza quasi significato
un termine che ripeti
ad ogni incontro
e non pensi a chi l’hai donato
Un uso, un vizio
da cui è raro sfuggire
ad ogni incontro tu lo devi dire
Ma po pensi perchè
quel "Ciao" gli ho accordato
chi ha posto questa usanza
il nonno, un avo di discendenza
o un amico in lontananza
Lo trovo scocciante inutile da proferire
se lo incontri sempre lo devi ridire
parole che si perdono in un incontro
durante tutto il lasso di una vita
e non ti accorgi che tesoro hai dato
Oggi quel ciao mille volte vorrei dire
ma tu amico mio non puoi più sentire