Basta una parola
senza palpiti
a chiudere
un libro di lacrime
nell’eco di voglie negate
Tramulti, stralci,
rapiti da un soffocato scroscio
di silenzi
gemono nella polvere
delgi ignari
Sola nel gravitare
di masse cementate
declina l’aria
tersa di presenze
andate
Ad accogliere un muto
dolore
c’è
la mano
ad afferrare nel precipizio
dei pensieri
la speranza
per non lasciarla
affondare
nella ricerca ossessiva
della luce
amica
Scorrono immagini, parole,
protagonisti di storie andate
compagne di foschie
accumulate
nel solco imcolmabile
dei distacci
Impalpabile come il vento
la voce indistinta
profuma di un rifiorire
nella terra mai sazia
di un corpo spalancato
dove gemiti corrono
nell’aria tersa senza cieli
tra luminari di candele
sbircianti
senza ritegno.
Languide carezze
fuggono nel vortice
di giochi
panna e miele
come un fulcro
muoio
nell’alcova dell’ape regina
lasciandoti andare
nella danza ventrale
tra tamburi e pifferi
sonanti
Oscurato senno
di una notte
amara
tra i pensieri che
farfugliano
e
fremono
nel corpo desertico
che giace vinto
tra le alghe del mare
rimane
a guardare la luna
che
non smette di illuminare
tra
i murali di stelle
riverberando
sogni appesi
di una preghiera
veemenza
Freddo
il mare oscuro privo
di onde
calpesta il dolore
e
la rabbia
perseguitando
con insulse sciacquii
l’incoscienza
a scandire
un pò di pietà