Sto qui seduta con un calice d’uva pigiato
e guardo il giorno che muore
pensando cosa dice l’ultima luce
davanti al cortile deserto di pensieri
un pergolato di buganvillea abbandona
a se stesso il cielo ingrigito
e qualche nuvola ferma
Il chiaro di luna distende
una maschera mortuoria sulle colline
la luce argentea sottile e fredda
scolpisce due cipressi nel basalto
suonano diverse campane
una voce roca ottusa di tosse
si odono i grilli nel uadi
punteggiando il silenzio li dove è
Come un cucciolo mi ranicchio nella poltrona
divorando ad occhi chiusi
un ombra d’indifferenza o ironia
sorgeggiando il tuo viso nascosto tra la brace
di una cenere che cova ancora amore.
Tocchi la mia pelle e porti semi
col profumo d’aranceti
fra il rossore di una frivola luna
che sta lì a spiare nascosta
nell’orizzonte di bugie accese
a luminare gli scritolii di maree gitane
liberando suoni di compiacenti violini
Nel respiro della tua bocca
uno zampillo di bacio lasciato
al rintocco di una campana
che recita amore.Le ombre fuggono
nella nebbia delle parole
imprigionando l’illusioni quasi appassiti
spargendoli sui seminati e risonanze
nel rifiorire di una primavera
Nel cuore libro aperto del dichiarare
scivola zagara nelle vene
effuso di sogni puerili
ululando frenesia
in quel plenilunio
di passione sfuggente
Dai miei occhi non si dissolve
l’immagine martoriate dei tuoi occhi
che cercano i miei
Quell’esile sospiro
che la tua bocca ormai stanca
non riusciva a farti parlare
io ero lì presente
complice,amica e figlia
di tanti momenti vissuti
Nella tua quiete
rilucente ruscello
specchio delle lacrime
il mio sorriso inseguiva il tuo
per un ultimo assenso di complicità
impreparata ancora mi ferisce
il gemito della tua assenza
nelle mani della tua resa
dopo l’ultimo respiro
conguinse le mie
a difesa del tuo riposo