Soffusa
echeggia la maestria
dei suoni
nell’incanto dell’ascolto
l’etereo pensiero
spazia
nell’odi sognanti
del desiderio
dietro una porta chiusa
Lo dissi quel giorno
che ti incontrai
parola semplice
senza quasi significato
un termine che ripeti
ad ogni incontro
e non pensi a chi l’hai donato
Un uso, un vizio
da cui è raro sfuggire
ad ogni incontro tu lo devi dire
Ma po pensi perchè
quel "Ciao" gli ho accordato
chi ha posto questa usanza
il nonno, un avo di discendenza
o un amico in lontananza
Lo trovo scocciante inutile da proferire
se lo incontri sempre lo devi ridire
parole che si perdono in un incontro
durante tutto il lasso di una vita
e non ti accorgi che tesoro hai dato
Oggi quel ciao mille volte vorrei dire
ma tu amico mio non puoi più sentire
Vidi tra tanti occhi lucidi
di quel mattino sventolare,
il verde, il bianco, il rosso
della bandiera.
Sentii chiamare un giovane
biondino
non dall’echeggiare delle armi,
ma dall’armonia dei colori della pace.
Posò i piedi su una terra bruciata,
corrosa dall’odio e dalla fame,
arsa d’acqua dell’amore
che sgorga pura solo da dentro il cuore
Trovò bimbi cresciuti senza giochi
occhi che vivevano il terrore
stendevano la mano per il pane,
mentre nel petto annidavano il terrore.
Cercò di donare il suo sorriso
scambiato ahimè in Paradiso
contrario a quel credo soggiocato
la morte con il dolore ti ha procurato.
Tornasti in patria avvolto da quei colori
che ardono nei cuori dei tuoi genitori
mentre il silenzio viene suonato sull’altare a te dedicato
il tuo nome da un tuo compagno è gridato
"Virgo Fidelis"
risponde il tuo sepolcro