.Varca la notte indefinita, plasmando acconce membra, abbeverando voluttà, veemenza, riverbero di quella fiamma, pelle gelsomino, lasciva nel tempo senza letta né parlata. Memorie amare in stanze chiuse e profumate d’un remoto piacere che soltanto la notte crapula vive. Ferito, dalla finestra spalancata, schiarito dalla luna il mio corpo veste la lingua del dolore. Un canto, di giovinezza, vagabonda nell’alba, musica, a notte di poesia lontana muore. Mausolei di lacrime chiudono quel gelsomino restando indietro i giorni del passato. Non mi voltai, nella caliginosa riga di spazi brevi. La metamorfosi fra noi si aggirava cercando vedovanza. Il giorno mi insegnò il vero, la sorte declinava. Chiusi la bocca ai suoi denigratori lividi nelle vertigini di una presa. Ahimè soccombé la anima fino alle ossa, sentii l’origine e la fine.
Senti quei colpi di martello
sulla carne, rituona il legno
prima lenti e precisi, poi
straziano il ventre
ha trovato il morbido il chiodo
ricordi e nostalgia,
buona domenica,
un sorriso,
cesy
Bellissimo post per i “favolosi anni 60″…
Per te, mia cara Iry…un sorriso ed un bacio…
Ros
BRAVA! E bravissimo il PRIMO … commento!
Un canto giovnezza ricordo degli anni sessanta.Un caro abbraccio.Dora
….che trafigge senza sangue
spine di parole
cucite sulla bocca
ascoltano il silenzio crocefisso
ultima luce di un deserto
di pietra
che respira le intese.
Grazie Rosario per il tuo commento poesia
baci baci iry
La mostalgia accompagna il cammino dei bei ricordi.
Grazie cesy sei sempre presente nel mio cuore.
baci baci iry
Grazie Rosy sei dolce d’animo
baci baci iry
Ciao Angelo grazie di cuore per il tuo prezioso commento
baci baci iry
bei tempi gli anni 60 tanta nostalgia un abrraccio ciao