Se potessi scrivere sui fogli
ciò che è permesso ai sensi di toccare
mi seppellirei nella poesia
amorosi scorrevoli parole dell’uomo
che bisbigliano, ridono, piangono e sorridono
nella giovanile fioritura.
Misteriosa era la luna quella sera, mi chiedevo: perché? – Taceva, pallida perla ove posavo i miei respiri. Come una lacrima d’un angelo, cedeva il suo chiarore etereo nel silenzio, rilassando i selvaggi rovi intiepidendoli della sua saggezza. Ravvisò una rosa muschiata, tremula voce del pensiero, pescò la sua fragranza stornellandone il desiderio. Mi sollecitava, con le sue mani, ancora bagnate dal mistero a non tacere, adesso che i miei sogni erano muti e ciechi, adesso che le foglie del mattino non facevano più rumore, adesso che ombre arrugginite disegnavano la notte dagli echi delle mie parole cancellate. La guardai supplicante e dai miei occhi esordirono stille purpuree, stille di confessione da ferite inferte, prigioniere del mio volto e delle labbra, riportando nella luce il noi. Un sogno svanito per sempre nella stanchezza della neve, nella nebbia di un cuore che conosceva solo la tragedia, mentre si chiudeva come un ventaglio la storia inscenata da noi. Singhiozzavo parole chiuse nella ferita di quei cristalli, confessai quel bacio rubato e il seme che cresceva in me da quella sera . Vidi la sua ombra quieta stendersi e seppellirmi in un soave abbraccio. Gemmava, in quell’istante il silenzio nella notte, un vago tremore di stelle bloccavano l’illusione, quando sentii alcuni passi vibrare al contatto delle mie lacrime, mi girai, i giardini sembravano dirmi addio, quando un’ombra bucò la mia muta tristezza. Un canto primitivo suonava ancora di storia, era lui, che vibrava ancora racconti sul mio cuore deserto, mi lasciai andare tra quelle braccia, sapeva e mi aveva cercata, sogno o magia. Ora che il suo nome chiudeva nuovi cammini, quale nuova passione m’attendeva? Volevo leggere solo la luna.
Passo ai più umili pensieri
sulle gioie che colsero i miei sensi
messaggere di fremiti impigliati
tra ali di una farfalla
che vola tra i vinchi nel bosco per indugiare
nel quieto e placido anemone
dita protese dinnanzi a quel cielo
tappeto erboso dove ninfe e fauni
asciugano sogni bagnati dalla rugiada
spalmandoli nell’arsura del desiderio