La mano si avvicina alla bocca con movimenti lenti, una due, tre, quattro, dopo un po’ non si contano più i pezzi di vita che cadono in ogni pastiglia. La pesantezza di un’esistenza, la sicurezza di non avere mai avuto la certezza di assaporare la felicità, continuano a scendere in quel corpo adagiato su un divano d’un grigio spento. Si chiamava, così, Irma, fiore inebriante in un corpo minuto. Lei era sempre lì davanti alla porta, la luce risplendente sul viso, gli occhi cristalli con mille sfaccettature, raccoglieva ogni sorriso passante in un quartiere che non era il suo. Per casa mille ricordi vaganti, dove solo l’odore persistente dei muri cocenti di voglia di vivere aspettavano il giorno e poi la sera per tracciare qualcosa di lei. Un giorno sazio d’autunno di siepi e alberi stecchiti, Nando si avvicinò privo di ogni pensiero e la baciò. Lei rimase immobile per qualche istante, poi ricambiò quel bacio, non una parola, non una frase. E’ camminando in quel delirio, che incontrò quel dannato vestito d’angelo, pensò lui a farla sbocciare in un altro fiore. Nando girava con la sua alienazione, quando voleva fuggire, ”sognare”, diceva lui. Un giorno, un calcolo sbagliato, cadde nel bagno, il viaggio era incominciato, quello che terminava con il pianto di chi l’aveva amato. Lei si iniettò di quel veleno forse vivere era più difficile, nascose la verità nell’intimo di una falsità ben concepita. La portarono su letti bianchi dove la gioia è nascosta dalla speranza ma la solitudine ninfa di un viaggiare la fece tornare nel suo limbo. Ossessiva, solo la morte fa contorno, ora, al suo essere.

12 Risposte a “Quando il veleno ti chiama amore”

  1. Mel ha detto:

    Bello il racconto anche se amo il lieto fine.
    Ti abbraccio
    Mel

  2. Marrano ha detto:

    Tira la volata verso i cent’anni
    mia madre
    felice gioca ancora
    sgambetta nel prato

    ha cervello fino, regolare
    come l’orologio del campanile,
    con occhi vispi ride, monella
    di notte s’incanta con le stelle

    è tre anni piu vecchio di me
    il mio amico
    gli hanno dato tre mesi di vita
    i medici

    ciao iry

  3. iry ha detto:

    La su vita era un meriggio
    e la notte al suo colmo
    brillava pallido, nella luce
    della luna, più lucente
    più freddo dormiva tra giacigli
    Per un poco l’ho fissai
    il suo freddo sorriso
    passò come un sudario
    allora mi volsi a te
    luna per avere un raggio
    giacchè mi allettava la notte
    e non quella fredda
    consueta figura.

    Ciao Rosario

  4. iry ha detto:

    Non sempre la vita ci propone lieti fini caro Mel. Questa èuna realtà con cui conviviamo tavolta passivamente.

    baci baci iry

  5. marrano ha detto:

    La ruota.

    Nella piazza, sotto la luna
    il solito lampione, i tetti
    farà male il petto
    se ricorderemo strade
    troppo strette
    a contenere gente

    deserte e larghe ora
    solo vecchi, a capo chino
    nell’ombra ammiccano
    ridono amaro
    mostrano denti neri
    rimpiangono la loro vita
    si credono responsabili
    per questo fallimento

    chiudono gli occhi
    per fare buio sul mondo
    ritornare all’imbrunire
    dall’orto nei giorni caldi
    inebriarsi di profumi dal fosso
    odori di fritti, soffritti e sughi
    aria dolce e sogni

    sull’uscio risate e compagni

    ciao iry

  6. iry ha detto:

    ad aspettare quel giorno
    nell’eco di tarantelle
    e zampogne ormai andate
    così assurdi e così veri
    quei penseri
    origliano la quiete
    d’una vesperale campana
    sciogliendo un nodo
    braccolando s’aggrappano
    sull’orlo d’un fiato
    che misticamente dice:
    -“Così sia”-
    mentre dimora
    un loculo
    già pagato.

  7. marrano ha detto:

    Battaglie

    Siamo impeccabili peccatori
    noi sfacciati e bugiardi
    nel gesto e nel comportamento
    complici agli occhi della gente

    non concediamo tregua,
    con pratiche sconce
    assediamo il fortino

    superato l’ultimo ostacolo
    compiamo stragi, vittime
    annegano in lacrime di panna
    e latte acido

  8. iry ha detto:

    deboli e stanchi
    chinano la testa
    ciascuno proetta il suo
    fantasma sul pavimento
    facendo trasili il nemico
    Siamo creature del male
    non profeti
    demoni tentatori,trioffanti
    dove un sogno s’incurva
    sull’anime oppresi
    per oscuri presagi.

    baci baci rosario

  9. Marrani ha detto:

    Baroni

    Raddoppia la rabbia,
    la pozzanghera riflette
    contorni chiari, definiti,
    esaurisce la pazienza
    gente chiusa nelle sue parole,
    altri ingrassano come maiali,
    pozzo senza fondo
    ingurgita ogni cosa

    nella terra mia ci sono
    caporali e baroni,
    i giovani fuggono all’inedia,
    scappano alla disperazione,
    si ritrovano, accovacciati
    nelle stanze vuote delle città,
    da secoli in ogni angolo della terra

    nella mia terra di Lucania
    ci sono tesori inimmaginabili,
    immobili da tempi senza memoria,
    sotto il culo di arpie
    che adoranti si prostrano a Dio
    sperando di poter scambiare
    il paradiso
    con un posto fisso, sicuro

    per loro, solo per loro
    lontani da “quegli altri”
    che puzzano

    Bacione Iry

  10. velenosa ha detto:

    Marco ha fatto una scelta congeniale
    basata sul reale
    giusto per non complicare il sale

    chili di buonsenso
    mi possono schiacciare

    “Pensavo non le interessasse”,
    mi ha detto,
    “Dovevo verificare”,
    questo non mi ha detto

    con faccia lieta l’ha pensato?
    con faccia lieta l’ha fatto
    e col cuore sordomuto

    con faccia triste mi ha seppellita,
    non da morta ma ferita
    almeno l’avesse nascosta tra le dita

    E’ corso a dirle ciò che le spuntava
    in fronte….
    allo specchio finalmente.

  11. iry ha detto:

    Benvenuta velenosa la tua poetica presentazione mi affascina

    baci baci iry

  12. velenosa ha detto:

    Grazie ……. io sono affascinata dal tuo scrigno

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