Piangete voi
nell’incolto rosario
lo sguardo su di lei,
ove il buio incalza
nel ballo della luna, inebriando
il sole spento, a tergo astiose stelle.
Piangete voi, l’anima severa,
fuggente, e non
ancora fuggita che per
vincere canta il giorno
mentre le foglie
putride stanno mute
a piangere la campagna.
Piangete voi, un sorriso spento,
sui capelli d’argento,
pigra nebbia vesperale
gemma d’una voce retta,
del pensiero costante
di dire: addio.
Nessuno, la braccerà
nella sua follia, dolore,
frana d’arduo abisso che
echeggiò, balzò, rotolò cupo
e tacque, nel canto d’un verso
di poesia.