Con scarpe consumate
cammino sulla spiaggia
senza lasciare orme.
Avide scosciano ansie
divorate nella bramosia della luce
solitaria ancella del desiderio.
L’acqua trascina il peso
dei miei passi assopiti dal buio
sulla mia mano urla d’inchiostro il mare
sotto le unghie, onde di terra
inquietati dalla lingua di fuoco di sole
accompagnano certezze traghettate
Un riso di luna frastaglia
il mutismo di troppe stelle
ormeggiate sul sasso
senza limiti né orizzonti.
Nascosta negli angoli delle ore
questa verginale estate
vezzeggia ricordi
racchiusi in conchiglie di vento
Nelle albe e nei tramonti
invasi di solitudini raminghi cercano
in liriche struggenti frangi e sogni
sulla nitidezza lunare
l’anima percepisce l’infinito
ed io mi perdo al di là del tramonto.