Distesa sull’ulivo delle tue incertezze
inghirlandandomi di spine, palpito,
inchiodata nelle voglie del tuo respiro
Ingoio gli istanti,
tra i laberinti delle parole,
senza alitare.
Se plasfemo è il pensiero,
il dolore è fratello di Croce.
In sterile, silente sinodo,
incontro, la tortura dei tuoi abbracci,
stupita, mi abbandono in un muto urlare,
gemendo senza stille,
nell’oscurità di questo giorno radioso.