Motel stanza 145.

Ci sono parole non pronunciate e musiche non suonate che provengono dal cuore una musica soave, intensa, dedicata che arriva fino alle viscere della mia fragilità dove muovo impetuosamente il bisogno di andare subito al piano a suonare. Niente di simile mi era prima pervaso, sto suonando per lei, vorrei mandarle queste note chimeriche di un grande autore scivolatemi sulle dita un pò incerte. E mi scuso se l’interpretazione è pesonalee, mi scuso dell’emozione che traspare, vorrei solo che arrivasse un ventodimusica se ora  presta l’orecchio forse potrà sentirmi ancora suonare nella sala al piano terra del motel su un vecchio pianoforte un pò scordato. Lei non si scompose, era lì seduta in un angolo della sala, indossava un abito rosso a fiori bianchi, un gradevole cappellino le raccoglieva i capelli di grano, una veletta le copriva gli occhi verde mare. Indossava una collana di perle di fiume con orecchini della stessa fattura.
La sua bocca carnosa evidenziata dal colore rosso del suo rossetto invitava a perdersi nel suo cammino.
Le sue dita, affusolate, erano coperte da guanti. Sul tavolo aveva una piccola ed elegante borsetta, che ogni tanto apriva per prendere un piccolo specchio racchiuso da una madreperla. Si specchiava, in quella luce soffusa, che si rischiarava da tanto fascino in un’intensità di giallo e rosso catturando fremiti di languente stagione per cedere al fascino di sonno senza risveglio. Sorseggiava con sinuosi gesti il the, alzando appena, appena il dito mignolo, gesti pacati e rituali. Alle prime note, che il piano liberava dalla sua voce plasmando il silenzio in suoni, posò la tazza del the sul piattino e prese un ventaglio di seta e, nascose dietro la sua apertura, la timidezza, mentre l’onda del suo cuore batteva sulla battigia dei desideri. Come aghi nella memoria i ricordi cominciarono a viaggiare su un treno senza fermate dove mancò un orario di arrivo. Gocce d’acqua dense di storia, giravano la ruota del tempo, mentre le note succhiavano il silenzio per far parlare i sospiri graffiando l’area durante l’attesa di nuovi colori incastrati di chiare ed oscure parole svelate sulla tela della paura. Il tempo sembrava eterno in quella melodia,lo sguardo si perse nell’infinito e il cuore si riempiva di gioia, mentre le ultime note disegnate da mano sapienti abbandonavano quei sentieri con un sensuale… ciao. Un gomitolo d’area in fili tenui e forti plasmavano il silenzio, ora tagliente, in suoni di quella musica tra la mente e il cuore, mentre cresceva la brezza di umore ed odore del vento accarezzandole la pelle di gioia convertendola in lusinghe per chi ha mitezza di ascoltarla. Al lento scorrere del tempo respira il profumo per chi voleva amare. Sola con i suoi pensieri esaltati dall’emozione, si alza e con passi felpati cammina verso quel piano. Due sguardi s’incrociarono, sentimenti soffocati si susseguono catturando il cuore. Sanguina la carne, dove la parola non affiora, ma solo così può asciugare una ferita del silenzio. Con eleganza lascia cadere il suo fazzoletto di seta ricami e si allontana. Quel tempo taciuto complice di lunghe attese, regala aspettative nella sua infinita stranezza. Il pianista, con mano stordita, solleva un lembo di quel velo, nessuna parola, solo silenzio trascinano il suo sguardo nell’emozione riuscendo a dire senza parlare, svelando una verità che egli non può capire. Come fratelli, pianto e riso lo legarono, amanti, ciascuno, prima e più ogni altro.
Baciò appassionatamente quella reliquia ed un raggio di luce, ora, cammina confuso verso ignare speranze. Mentre il profumo di lei straccia orme del suo cammino su note spente.

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Ma spento non era il suo cuore palpitava esultante a quell’invito e rispondendo al suo richiamo dal piano si alzò per seguire le orne del suo tracciato pensando:

Nascosto nella luce del pensiero

nella notte risuona la tua voce nuda.

Attingo parole vibranti nascoste

attorno al mio corpo mai baciato dal sole.

Una nebbia  di vaniglia calda e umida

sprigiona i nostri sensi straiandoli

nel giardino dell’attese

 insinuando a raccogliere

il fuoco che incendia il ventre.

 

Il pianista nell’estasi di quel dire richiamava alla mente:” Mi raccontava di lei quel profumo, misterioso, ingannevole , dolce, nell’infinito dei sensi. Mi raccontava segreti annusando colori dell’anima, alla luce di un sole già spento, su ogni filare di terra. Camminavo a ritroso trovandomi bambino impaurito ad abbracciare sospiri in quel tempo di vita, senza vita, nell’oggi, ora, mi riconosco la stessa suggestione. Raccoglievo speranze, in gerle di note suonate con rapide mani, senza domande nelle chiare ed inquinate pupille. Stimolanti percezioni destano la misteriosa penombra tratteggiata di orme di lei. Mi accingevo a calpestare seguendo un viaggio senza ritorno, portando come bagaglio una rosa. Bussai a quella porta, Paradiso o Inferno. Destino incerto. Ella mi aprì. Indossava una vestaglia di pizzo nero francese. La finestra aperta dai raggi della salsedine rifletteva il suo corpo. Forse Venere non avrebbe potuto partorire tanta avvenenza. Salate vibrazioni in me coesisterono nel desiserio di accarezzare quel corpo. Ambivo quella pelle nuda per farla mia, tra i sospiri delle onde. Volevo spettinare i suoi capelli colmi di mistero. Pusillanime fu la parola, si celò dietro a quei petali rossi, traducendo parole nel mormorio della risacca ove le stelle marine rimanevano sulla sabbia per far sognare e, la brezza cantava l’attesa dissetando il momento. La porta si chiuse cicolando, dietro le mie spalle, percepii, l’adagio di note suonate e il silenzio cominciò a parlare di noi.

Nell’aria danzava una canzone d’amore fatta da sospiri e baci, lui chiesi con un filo di voce:-come ti chiami…Chio -rispose lei abbassando gli occhi:

Doce Chio, stella-margherita,

fruttuata dal cielo, la tua luce splendente

nel giorno, mi spinge a camminare

nella vesioni della poesia.

Negli abissi della notte  arde il segreto

alimentato dal fuoco invisibile sussurrante

cogliami, con tutte le radici

poichè io possa nutrirmi della tua linfa.

Spogliami come i petali di una margherita

lasciando la corolla  frizzante d’effluvio

affinchè possa compiacere il tuo desiderio.

 

 

donna

Nel vortice di questo declamare, i due corpi si adagiarono come piume disperse nel vento sul letto. E’ fu vagito, quella passione. Respiravamo ormai solo spspiri, perdendoci nei laberinti delle nostre attese. Più mi perdevo impigliato nel tempo ad ingoiare un sapore che non è nuovo, ma sapevo dove mi conduceva. L’aria vibrava attraversandomi la mente riempiendola di quella tua presenza a sfamare la mia bramosia. Ci addomentammo appagati ignari del venire, a ciò che si celva nell’ombra oscura Al mattino quando un leggero raggio di sole si posò sul mio viso, mi svegliai. Ancora incredulo guardavo la sua figura angelica distesa sul letto. Cercai di alzarmi senza fare rumore, lei come un felino apri gli occhi e mi chiese:- Tene vai_Non mi dieci tempo per rispondere, che continuò a dire:-Lascia duemila euro sul comodino. Un morso allo stomaco mi divorava, una parte di me stava morendo succhiato da un vampiro. Come una tigre in gabbia tormentata dalla prigione ruggivo la mia disperazione. Toccavo con mano il fuoco ustionandomi, ma avrei fatto finta di dimenticare se quella notte fosse strisciata silente, ma questo non fu. Avevo la voce strozzata che non mi faceva dire niente, apparivo ridicolo, quasi invisibile, scivolando via certezze come nessunaltro. Mi aggrappavo ad un unico spiraglio l’incompressione del detto, ma respiravo già area inquinata. Come il rumore di un crollo girai le spalle abbandonando lostrazio e mi trovai con le mani intorno al suo collo. Sapevo troppo per non imparare ad odiare. Ormai si era spenta quella luce dagli occhi non sapevo più ascoltare. In quell’istante Otello mi prese per mano e mi accompagno nel suo inferno. La lasciai, quando il suo corpo si fermò e i suoi occhi guardavano i miei nell’infinito. Volevo solo una vita per raccontarci, nulla di più, ma ora ho lasciato pezzi di noi ad una morte lenta e anticipata. La composi sul letto del dramma. Era bellissima con quei lunghi capelli di grano cadenti sul cuscino, ancora calda la sentivo fredda. C’eravamo conosciuti senza domande e senza risposte, solo sospiri nell’attesa di una nascita. Ora ero fermo lì a guardarla bevendo il silenzio amaro, saziato e dissetato nell’ombra di quella stanza.

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Scavato nell’anima si adagiò sul letto accanto a lei prendendole la mano ormai gelida. Profumava di rosa rossa quella mattina, rosso come il sangue versato da uno sparo per non versare più pensieri, per non sentirsi solo da chi cercava e pensava di avere trovato luce tra il silenzio di due bocche, ma quell’ombra nascosta celata l’aveva ingoiato e fatto sparire tra la nudità della sua mente. Giacciono due corpi consumati in quella stanza, non si odono più note suonate da un piano scordato, ma solo un chiacchierio di persone che guardono una scena senza applausi.

 

 

 

 

19 Risposte a “Motel”

  1. Rosemary ha detto:

    Davvero una bella pagina, carissima…Una descrizione minuziosa e attenta della protagonista che fa pensare indubbiamente ad un’abile penna…
    Con affetto e stima
    Rosemary

  2. Mel ha detto:

    Grazie per i complimenti cara Iry.
    Una dolce notte.
    Ti abbraccio
    Mel

  3. Rosemary ha detto:

    Un ottimo brano in prosa uscito da un’abile penna qual è la tua…
    Con affetto
    Rosemary

  4. Angelus Deorum ha detto:

    Decisamente cromatica come prosa,
    la percezione che viene stimolata nel
    lettore è molto accurata. Mi piace inoltre
    l’espressione e l’andamento dolce…

    Molto Bene, Molto Brava

    AD

  5. doraforino ha detto:

    Hai stilato una pagina intrigante, misteriosa come il personaggio che si staglia nel salone languidamente seduta ,con occhi verde mare,e labbra rosse.una donna di grande fascino e mistero. Brava Imma. Un abbraccio.Dora

  6. Lupo anziano ha detto:

    Cara Iry, dolci sono le tue parole che vengono dal cuore…
    E’ motivo di gioia per me e mio padre se ciò che leggete, vi porta serenità e gioia…e più di tutto pace…
    Se ciò che leggi, infonde pace al tuo cuore, è perchè l’essenza dei racconti narrati, sono “il sentiero” che abbiamo dimenticato…sono frammenti, testimonianze di un qualcosa che è parte di noi, che è di diritto ad ogni creatura…
    Un qualcosa che è nel nostro cuore, celato e dimenticato sin dall’infanzia, ma che possiamo ritrovare…frammenti che sono parte di noi…
    e come afferma mio padre, il dialogo con l’ETERNO è un diritto di tutti e non un dovere…
    sentiti semre benvenuta ai miei boschi cara Iry!

  7. jo ha detto:

    queata canzone è semplicemente stupenda!!!!! un bacio………jo

  8. Milly ha detto:

    Cara Iry, per un attimo ho sognato di essere io questa donna vestita di rosso (e’ il mio colore preferito…) e ho potuto volare con la fantasia fuori da queste mura che mi schiacciano….Grazie per questo dono. E’ sempre bello leggerti. Un abbraccio. Milly

  9. vanessa ha detto:

    Ciao!
    Piacere di conoscerti…sopratutto di leggere questo bellissimo pezzo.
    Complimenti!!
    vany

  10. Adriano ha detto:

    Scorgo una leggera malinconia in questo tuo scritto, peraltro davvero molto bello…i miei complimenti.

  11. Thoric ha detto:

    grazie,
    spero di laorare presto 😀 sono stanco della vita da studente anche se è bella ma poco remunerativa ^_^

    un bacione
    ciao

    Andrea

  12. Zingara ha detto:

    sono per due giorni a casa poi ritorno al mare.
    Spero che stai bene e ti lascio un saluto di cuore

  13. fabiomassimo ha detto:

    Meraviglioso, il tuo sito è veramente splendente adesso. Non venivo da tempo perchè mi dava problemi. Hai fatto bene a inserire le foto della nostra città e non solo. La nostra terra merita di essere pubblicizzata e amata anche da chi non ci abita. Preleverò il tuo banner per inserirlo nel mio template. Grazie, buona serata.

  14. Ivo Murgia ha detto:

    anche da queste parti non è che sia tutto bello ma un po’ di spazio per le nostre tradizioni ce lo lasciamo ancora!

    stai bene.

    a si biri – ci vediamo

  15. Lia ha detto:

    Caspita…il tuo blog è ancora più bello di prima…complimenti…e il racconto bellissimo…:)

    Buon fine settimana…Lia

  16. doraforino ha detto:

    ..E ritorno a sostare sul tuo blog , per leggere il tuo bel post. Buona domenica Imma. Un abbraccio.Dora

  17. maria ha detto:

    Bel racconto

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