Lievito,
tra i tuoi pensieri,
riempendoli di aquiloni liberi
di catturare l’innocenza.
Poso, domande su labbra recintate,
le risposte sono vascelli
sepolti nella profondità degli abissi.
Allora parlo del mare lasciato alle spalle,
di umile viole marcite fra le mani,
mordendo ricci che il silenzio raccoglie.
Grido senza bocca, senza lingua, senza gola,
tra i cocci di uno specchio infranto
catturando in ogni riflesso
il profumo del bosco sciamato
tra coperte nere,
nel suono oscuro delle lenzuola.
Straripo scarpe bagnate,
per cingermi di nova veste
su bocche enunciate.