Compro sensazioni,
per cucirle sulla tua bocca,
in una sinfonia di note lasciate,
per accendere la mia carne
protesa al peccato dormiente.
Ti accarezzo tra i rivoli di felci e fiori,
nel bosco che ci vidi bambini ora adulti,
inspirando profumi speziali,
tra coperte ansante di corpi audaci.
Quella pelle, pane sfornato, morbido, fersco,
si apre fumante al sapore di grano.
Ne gusto, ad occhi chiusi, una fetta col burro.
Avidamente, quel sapore è masticato,
penetrato nella gola, con gesti rituali,
tra l’estasi dell’ingordigia.
Incenso, con la lingua famelica di sapore, le dita,
con lentezza, quasi volessi adularli uno ad uno,
per non perdere i brividi invasi.
Odo lontano una nota,
è l’aria di una spigolatrice
tra i campi di grano e papaveri rossi.