Solitaria guardo passare
uno stormo e il mio pensiero
non sa se c’è gioia o malinconia
nell’aria cerula la città vocia
tra le rotaie ferree, il rombo di un aereo
e le querule campane
Cammina la gente inqueta e stanca
tra odio e amore mentre
l’eco di uno sciame danza
Parla questo giorno afoso, nelle vitree sere
sono grida mute di dolore e
di gemiti di speranza
Cantano i grilli nella gramigna gialla
trema un arbusto sotto un pettirosso,
una cicala balla tra un filo di formiche affannate
Mentre vanisce dietro ogni traccia
il mio pensiero solitario.
Un infinito scampanio
vibra dietro un velo dell’oblio
dopo i rissosi cinquetttii nell’aria
tra il nembo degli odori del mattino
Fischia un grecale gelido
tra i muti casolari
lasciando i monti solitari
Lungo la via cigola un carrettiere
cianciando la roba da comprare
Profuma il pensiero l’odor di rosa
nel languido fermento di un sogno
nell’ignara amina spenta
ad un altra vita.
Più bello il fiore cui la pioggia
lascia una stilla
Più bello il bacio che d’aurea
s’avviva tra i velari
del vespro vermiglio