Il cielo è già reclino
non ci sono incontri
tra occhi ciechi
d’indifferenza
Incalzani i mostri
archetipi d’angosce ataviche
dissimulate d’orgoglio.
Il senso di colpa
freddo e sottile
corre anomimo
sul tuo volto
come gente dispersa
sulla terra
Solo presenze
in un filo sottile
degli eventi
accendono desideri
reclusi
nell’idillio di sguardi
miscuglio di banalità
celati
nell’attesa
di speranze sofferte
nel reale
Vagito
parole dette
in un pianto
urlato
incomprese
da espressione di gioia
germogliano
desideri rinnovati
tra lacrime di dolore
di una madre
nel cuscio di una culla
oranata di seta veli
un fagottino dorme
nelle fantasie taciute
su un tenuo sorriro
da sfiorare