Andai in spiaggia
in quella notte ombrosa
e le orme passeggiavano da sole
lasciando una scia di pensieri
su tela di sembianze vaghe
Il sole affogato nel mare
liberava pennellate di colori
intimorita
di quell’antico
continuai a camminare
senza sapere dove arrivare
Le nuvole d’immagine
che gli occhi ora vedevano
disegnavano soffocati rimpianti
le onde insorsero a tal cospetto
scagliando nella mente
ferite laceranti
A passo stanco
mi lasciai cadere
nell’estasi di un profumo
intenso ed acre
un senso di pace
fasciò la mia mente
e lo spirito cadde
nell’oblio della serenità
ora raggiante
Come storia consumata
nella memoria
mi manchi disperatamente
L’eccitante era
l’ignoto mistero
impalpabile come l’aria
aperta ai profumi lasciati
su una musica vibrante
afferra il richiamo infinito
del tuo corpo
Perso nella voce roca
senza palpiti un fascicolo
di storie framentati
oggi sepolte chissà dove.
Correvamo insieme ansimanti
ore senza guardare
coi veli del crepuscolo
ombreggiante l’immobile colle
tra i casolari
Tu mi accoglivi
nel cerchio della solitudine
custodendo un risiduo
di sogni
ed io sentivo quel richiamo
verso mete imposte
da tormenti
Piange l’estate
volata via
su una terra ormai desertica
Ora
il vento precario
porta via quei petali
appassiti
della vita mia.
Basta una parola
senza palpiti
a chiudere
un libro di lacrime
nell’eco di voglie negate
Tramulti, stralci,
rapiti da un soffocato scroscio
di silenzi
gemono nella polvere
delgi ignari
Sola nel gravitare
di masse cementate
declina l’aria
tersa di presenze
andate
Ad accogliere un muto
dolore
c’è
la mano
ad afferrare nel precipizio
dei pensieri
la speranza
per non lasciarla
affondare
nella ricerca ossessiva
della luce
amica